L’afasia è un disturbo della comunicazione causato da un danno alle aree del cervello che controllano il linguaggio. La causa più comune di afasia è l’ictus. I pazienti con questa diagnosi possono avere difficoltà a parlare e comprendere il linguaggio verbale così come avere difficoltà nella lettura e nella scrittura.
Le regioni coinvolte nell’ascolto, nella visione, nei processi motori, nell’attenzione e nelle funzioni esecutive, come l’organizzazione e la pianificazione, sono altamente connesse e comunicano tra loro, formando circuiti distinti anche quando siamo riposo.
Tuttavia, nei cervelli delle persone con afasia, pare che quegli stessi circuiti non siano connessi in modo così organizzato e forte come nelle persone neurologicamente sane.
Secondo questo studio, l’afasia potrebbe non essere un disturbo esclusivamente del linguaggio come si è sempre pensato. I problemi potrebbero estendersi al di là delle aree del cervello deputate al linguaggio e richiederebbero programmi di trattamento aggiuntivi affinchè il recupero sia ottimale.
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La ricerca
I ricercatori della Penn State University hanno esplorato questa ipotesi confrontando 7 persone con diagnosi di afasia con 11 adulti neurologicamente sani.
Hanno sottoposto i partecipanti a Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI) allo scopo di analizzare l’integrità della connettività funzionale nei Circuiti dell’Attività a Riposo (“resting state networks” ) e nel Circuito Semantico.
I Circuiti dell’Attività a Risposo sono un insieme di regioni cerebrali che mostrano pattern di attivazione sincroni quando il cervello non è attivamente impegnato in un compito specifico.
Questi circuiti includono il Default Mode Network (DMN), il Circuito del Controllo Esecutivo (ECN), il Circuito Uditivo, il Circuito Visivo, il Circuito Sensorimotorio (SMN), il Circuito di Salienza e quello dell’Attenzione Dorsale (DAN).
Cos’è emerso dalla ricerca?
I risultati principali dello studio indicano che, rispetto al gruppo di controllo, negli afasici:
- vi è un’ipoconnettività sia nei Circuiti dell’Attività a Riposo, con eccezione del sistema visivo, che nel Circuito Semantico. Quindi, l’ipotesi per cui le regioni coinvolte nell’ascolto, nei processi motori, nell’attenzione e nelle funzioni esecutive, non comunichino nello stesso modo come nei non afasici, è stata confermata;
- il numero di connessioni è minore sia all’interno dell’emisfero sinistro che tra i due emisferi cerebrali, indicando che la lesione all’emisfero sinistro possa avere conseguenze anche sulla connettività interemisferica;
- la connettività aumenta con il diminuire della gravità dell’afasia e diminuisce con il crescere dell’ampiezza della lesione.
Il risultato significativo quindi, è che le difficoltà rilevate vanno oltre le aree cerebrali in cui c’è stato il danno, sono molto più ampie, causando problemi di comunicazione all’intero sistema cerebrale.
Lo stato di salute cognitivo generale sembra essere compromesso nell’afasia e la fMRI in stato di riposo, sembra essere uno strumento sensibile nel rilevarlo.
Implicazioni per il trattamento
Lo studio costituisce uno dei primi elementi di prova proveniente dalle neuroimmagini a supporto di un approccio più ampio al trattamento dell’afasia.
I risultati potrebbero avere importanti implicazioni sulla riabilitazione, non solo dei processi cognitivi non-linguistici che potrebbero essere colpiti, ma anche per il linguaggio stesso a causa dell’interazione che questo ha con le altre funzioni cognitive.
“Nella programmazione del trattamento, è necessario guardare all’intero sistema cerebrale e riflettere su aspetti della cognizione come l’attenzione e la memoria e a come questi potrebbero influenzare il recupero della funzione linguistica”, afferma Sendberg, professore assistente di scienze e disturbi della comunicazione alla Penn State University e principale autore dello studio.
La comprensione degli effetti della lesione sull’intero sistema cognitivo può guidare la scelta del trattamento riabilitativo per l’afasia e promuovere una riorganizzazione neurale favorevole per il recupero ottimale della funzione.
In futuro i ricercatori hanno intenzione di replicare queste scoperte su un gruppo più ampio di soggetti afasici esaminando anche l’effetto del trattamento sull’attività fMRI a riposo e sulla connettività tra i circuiti.
Francesca Pisacreta, psicologa