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Calcio: il successo dalla testa ai piedi

Il successo sul campo da calcio è dato da un insieme di variabili. Tra queste vi sono anche quelle cognitive. Variabili niente male! Se infatti è relativamente facile osservare aspetti come la corporatura, la forma fisica, il grado di controllo della palla, non è altrettanto immediato misurare i fattori del “gioco di intelligenza”.

Per questo i ricercatori del Karolinska Institutet già nel 2012 avevano avviato i primi studi. In particolare avevano osservato che il successo di un giocatore poteva dipendere anche dalle sue funzioni esecutive.

bambino gioca a calcio

Le funzioni esecutive sono “funzioni di controllo” che ci permettono di adattarci all’ambiente in un perpetuo stato di cambiamento. Comprendono il pensiero creativo, l’abilità di trovare nuove soluzioni efficaci e reprimere gli impulsi errati. Le funzioni esecutive dipendono dai lobi frontali del cervello, che continuano a svilupparsi fino all’età di circa 25 anni.

Oggi, il tema torna a galla grazie a un nuovo articolo pubblicato su PLoS ONE. Le facoltà cognitive sono fondamentali nel definire il modo in cui i giocatori si comportano in campo e, sorpresa!, possono essere misurate.

Un dato sicuramente interessante per le società di calcio che si concentrano molto sulla corporatura e sulla forza dei giovani giocatori. Coloro che devono ancora raggiungere il pieno sviluppo fisico – e che raramente hanno la possibilità di essere scelti – potrebbero infatti avere risorse meno evidenti ma ugualmente rilevanti per la performance sportiva.

Sul campo, letteralmente

Per questo studio, i ricercatori hanno misurato alcune funzioni cognitive in 30 calciatori d’elite di età compresa tra 12 e 19 anni. Successivamente hanno comparato i risultati con il numero di goal segnati nel corso di due anni.

Il legame più evidente tra funzione cognitiva e numero di goal è stato osservato per la cosiddetta memoria di lavoro.

La memoria di lavoro è un sistema per l’immagazzinamento temporaneo e la prima gestione delle informazioni, una sorta di collegamento funzionale tra percezione sensoriale ed azione controllata.

I giovani giocatori d’elite hanno ottenuto risultati migliori a diversi test rispetto alla media della popolazione della stessa età. Se queste facoltà dei giocatori siano ereditarie o potenzialmente addestrabili ancora non è chiarissimo. Pare, però, che le diverse posizioni che i giocatori assumono in campo siano legate ai loro differenti profili cognitivi.

Applicazioni nel mondo del calcio

Secondo gli autori è consigliabile che gli allenatori conoscano il funzionamento cognitivo dei loro giocatori, sia per identificare particolari talenti sia per perfezionare il loro ruolo sul campo.

Leggi lo studio originale.

 

Scritto da

Donatella Ruggeri è una psicologa, divulgatrice e progettista digitale, con una passione per il funzionamento del sistema nervoso. Dopo aver approfondito gli studi in neuropsicologia e maturato esperienza sul campo, ha integrato le sue competenze nella ricerca e nella progettazione digitale. Fondatrice di Settimana del Cervello, offre coaching psicologico strategico orientato alla crescita personale, combinando conoscenze scientifiche e approcci innovativi per promuovere il benessere e il cambiamento.