Di questo studio vi avevo già parlato un anno fa su Facebook – la ricerca è di fine 2015 – ma per chi se lo fosse perso, lo riporto qui di seguito.
Indice
Il fatto
Un gruppo di ricerca danese (Danish Headache Center della University of Copenaghen) ha tentato di localizzare il fantomatico spirito del Natale nientedimeno che nel cervello umano – e pare che ci sia riuscito.
Lo studio
La ricerca (in singolo cieco) ha coinvolto venti soggetti – un po’ pochini, ndr – in un esperimento di tutto rispetto. I soggetti in questione sono stati selezionati sulla base del loro attaccamento alla tradizione: dieci volontari erano soliti celebrare il Natale tutti gli anni e gli altri dieci no, non usavano festeggiarlo in alcun modo.
A queste persone, i ricercatori hanno mostrato immagini a tema natalizio intervallate a immagini neutre mentre l’attività del loro cervello veniva registrata in diretta con la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI).
Natale sì Natale no
Nel cervello dei dieci amanti del Natale con tutte le sue lucette e canzoncine, alcune zone si attivavano in modo più significativo. Ciò non si osservava, invece, nei soggetti inclini a non festeggiare. Il campione, selezionato già sulla base di una preferenza VS indolenza nei confronti della festa che per alcuni è la più attesa dell’anno, si è quindi chiaramente e neurologicamente diviso in “gruppo del Natale” e “gruppo non natalizio”.
Le aree illuminate dallo spirito del Natale sono state:
- corteccia motoria primaria
- corteccia premotoria sinistra
- lobo destro inferiore
- lobo parietale superiore
- corteccia somatosensoriale primaria
Non è un caso che queste zone siano associate anche alla spiritualità e al riconoscimento facciale delle emozioni.
State tranquilli
Una cosa magica e complessa come lo spirito del Natale non può essere spiegato solo attraverso la mappatura dell’attività cerebrale e, quindi, ridursi solo a questo
Primo nel suo genere (non mi stupisce), secondo i ricercatori lo studio richiederebbe approfondimenti per comprendere non solo lo spirito del Natale ma anche gli altri possibili circuiti cerebrali legati alle diverse festività.
I risultati sono apparsi nell’edizione natalizia – neanche a dirlo – del British Medical Journal, edizione dedicata agli articoli più curiosi.