HomeSocietàAttualitàParlare con gli sconosciuti fa bene: lo dice la scienza

Parlare con gli sconosciuti fa bene: lo dice la scienza

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Qualche giorno fa a Londra sono state distribuite delle spille con l’obiettivo di aumentare la socializzazione su mezzi pubblici come la metro. Funzionano in modo molto semplice: le si indossa e si passa così il messaggio di essere disposti ad avere una conversazione coi compagni di viaggio. Non si conoscono gli autori di questa iniziativa, mentre si conoscono bene gli autori di uno studio parecchio attinente di recente apparso sulla rivista Journal of Experimental Psychology.

Pare che da una semplice conversazione casuale con uno sconosciuto si possano avere grandi benefici. A sostenerlo è Nicholas Epley, professore di scienze del comportamento presso la University of Chicago Booth School of Business, che ha analizzato se parlare con uno sconosciuto sia in grado di migliorare il proprio benessere generale.

Il pregiudizio che ci blocca

Secondo studi precedenti le persone evitano di chiacchierare con gli sconosciuti spaventate dall’idea di avere un’esperienza negativa. Secondo Epley e Juliana Schroeder (coaturi della ricerca) questo sarebbe solo un pregiudizio: piccole chiacchierate casuali potrebbero farci sentire più positivi e felici.

Lo studio

Coloro che ai test hanno risposto di stare meglio in solitaria hanno riportato anche di aver sottovalutato l’interesse di una persona che voleva chiacchierare, cosa che in effetti a sua volta avrebbe impedito a queste persone di imparare le reali conseguenze – positive – date dall’interazione sociale. I risultati generali hanno infatti indicato che i partecipanti si sono sentiti meglio quando hanno avuto modo di connettersi non a Facebook ma… a uno sconosciuto, dal vivo. In più, i benefici li avrebbero entrambi gli attori della comunicazione: il piacere di chiacchierare con gli altri sembra essere contagioso! Nella sala d’attesa di un laboratorio, le persone a cui è stata rivolta la parola hanno avuto la stessa piacevole esperienza della persona che aveva preso l’iniziativa.

Torniamo a Londra

Pare che le spille non siano piaciute molto… in pochissimi le avrebbero usate. Complice, forse, il pregiudizio di cui sopra. Sappiamo dai contributi di Lippmann che i pregiudizi altro non sono che scorciatoie mentali usate per incasellare persone, cose o esperienze in determinate categorie. Valutazioni rigide, inflessibili, che si riferiscono a concetti mai appresi in maniera diretta, ma mediati dal senso comune. Forse allora le spille dovrebbero indossarle, a Londra, e noi provare ad aprirci un po’ all’esperienza diretta.

Scritto da

Donatella Ruggeri è una psicologa, divulgatrice e progettista digitale, con una passione per il funzionamento del sistema nervoso. Dopo aver approfondito gli studi in neuropsicologia e maturato esperienza sul campo, ha integrato le sue competenze nella ricerca e nella progettazione digitale. Fondatrice di Settimana del Cervello, offre coaching psicologico strategico orientato alla crescita personale, combinando conoscenze scientifiche e approcci innovativi per promuovere il benessere e il cambiamento.