Terapia cognitiva e neuropsicologia insieme: aiutiamo le persone a vivere meglio applicando procedure scientificamente convalidate
Un nuovo approccio unisce le discipline per generare conoscenze e strumenti finalizzati a valutare e trattare pazienti con problemi psicopatologici e del comportamento. Abbiamo voluto approfondire la questione e abbiamo chiesto una mano al collega dott. Vincenzo Ciccarese, che da anni si muove all’interno di questo orientamento e al quale abbiamo fatto qualche domanda. Ecco cosa ci ha detto.
Indice
Approccio cognitivo neuropsicologico integrato in psicoterapia, dott. Ciccarese, di che si tratta?
Si tratta di un approccio globale alla diagnosi ed al trattamento dei disturbi psicopatologici e neuropsicologici. La sua forza sta nell’integrazione della terapia cognitiva con i principi e i metodi delle neuroscienze.
In questo contesto si intrecciano discipline come la psicologia, la neuroanatomia, la neurochimica, la neurofisiologia, la neurobiologia e il neuroimaging, sulla base di numerose ricerche che evidenziano i rapporti tra la dimensione mentale e quella cerebrale.
L’aumentare dell’aspettativa di vita e l’anticiparsi dell’esordio di problematiche cliniche come ictus, sclerosi multipla o trauma cranico, ha condotto inevitabilmente alla realizzazione di interventi che garantissero il maggior recupero possibile delle funzioni lese. Queste possono essere motorie e linguistiche e, più difficili da identificare, cognitive. Quello che facciamo con l’approccio cognitivo – neuropsicologico integrato è convogliare l’attenzione sullo studio e sulla ricerca di conoscenze e protocolli di valutazione mirata e di riabilitazione efficaci, sia sul piano psicologico che su quello cognitivo.
A proposito della correlazione tra la psicopatologia e la neuropsicologia clinica. In quali disturbi e in che modo questa si manifesta?
Dall’epoca delle prime formulazioni, la terapia cognitivo-comportamentale è andata incontro a numerose diversificazioni sino ai più attuali orientamenti noti come di “terza generazione”. I modelli cognitivo-comportamentali, anche i più recenti, sono in grado di identificare, in base alle caratteristiche attuali del disturbo, quali saranno gli esiti della stessa psicopatologia. Ad esempio, uno stato depressivo in pazienti con lesione cerebrale è considerato fattore predittivo negativo e peggiorativo del funzionamento sociale e della qualità di vita. La presenza simultanea di deficit cognitivo e depressione innesca un circolo vizioso: i problemi quotidiani provocano umore depresso, la depressione limita la capacità del paziente di impegnarsi in attività di riabilitazione e intensifica le difficoltà nella quotidianità.
Di cosa si occupa lo specialista in psicoterapia cognitivo-neuropsicologica integrata?
Lo specialista è di fondamentale importanza negli ambiti clinici e nelle strutture sanitarie e come libero professionista. Il suo contributo è chiaro quando si parla di ansia, disturbi dell’umore, aggressività, apatia e di comportamenti legati allo spettro autistico o alla sfera psicotica. I pazienti che segue in genere sono persone con:
- ritardo mentale
- autismo o sindromi genetiche
- lesioni cerebrali da trauma cranico o che hanno avuto un ictus
- malattie neurologiche degenerative
- demenza
- disturbi psicopatologici
Inoltre, lo specialista pianifica e svolge interventi per familiari e caregiver. Lo scopo è di aiutarli a identificare strategie relazionali efficaci e prevenire o trattare lo stress causato dal prendersi cura.
Possiamo trovare questa figura nelle équipe multidisciplinari dei Centri e Presidi di riabilitazione o nelle Strutture di diagnosi e trattamento di patologie neurologiche e neurodegenerative (ad es. Unità Alzheimer).
Per concludere
L’utilizzo congiunto della terapia cognitiva e della neuropsicologia promuove una visione olistica dell’individuo, della diagnosi e del trattamento. Il professionista che come me abbia sposato questo approccio dispone di competenze cliniche e scientifiche indispensabili per strutturare un intervento efficace. La ricerca, inoltre, ha mostrato come la psicoterapia agisca sul cervello modificando le connessioni neurali e promuovendo l’apprendimento di modi alternativi di pensare e comportarsi. É ormai lontano il dualismo mente-cervello: oggi vogliamo abbracciare una visione globale e complessa della persona.