Individuate già a 6 mesi le prime alterazioni cerebrali nei neonati ad alto rischio di sviluppare l’autismo (Disturbo dello Spettro Autistico). Ma quali sono le aree del cervello coinvolte? Un recente studio pubblicato su Biological Psychiatry ci fornisce una interessante risposta
260 neonati che avevano rischi elevati o bassi di sviluppare l’autismo e con un’età compresa tra i 6 e i 12 mesi sono stati sottoposti, durante il sonno, a Risonanza Magnetica di diffusione. Scopo era quello di misurare la connettività cerebrale.
Dalla ricerca sono stati esclusi bambini:
- con diagnosi o segni fisici di particolari sindromi o condizioni genetiche (es. sindrome dell’X-fragile)
- che presentavano condizioni mediche o neurologiche che influenzano lo sviluppo o la cognizione (ad esempio, infezione del Sistema Nervoso Centrale, epilessia, malattie cardiache congenite
- che avevano disturbi sensoriali (udito e vista)
- nati con peso inferiore ai 2 Kg, e prima delle 36 settimane di gestazione
- con trauma cranico perinatale o esposizione in utero a neurotossine (esempio alcool o farmaci)
- con storia familiare di primo grado con disabilità intellettiva (non associata ad autismo), psicosi, schizofrenia o disordine bipolare
Indice
Le analisi
Le lunghezze e le forze delle connessioni tra regioni del cervello sono state utilizzate per stimare l’efficienza delle reti neurali. Si tratta di una misura del modo in cui ogni regione è collegata alle altre. In uno studio precedente (Lewis et al., 2014), lo stesso gruppo di ricercatori aveva già individuato la presenza di alterazioni nelle reti coinvolte nell’elaborazione di stimoli uditivi e visivi, stimoli sociali linguistici e non linguistici.
Individuare le alterazioni cerebrali dell’autismo prima dei suoi sintomi
La maggior parte degli studi in questo ambito è basata su adulti, adolescenti e bambini più grandi, ma le manifestazioni comportamentali di autismo appaiono già durante il primo o secondo anno di vita. Le differenze individuate nei cervelli dei partecipanti più grandi potrebbero quindi essere il risultato di una complessa cascata di effetti.
L’obiettivo – dice John Lewis, ricercatore che ha curato lo studio – era quello di scoprire quando e dove appaiono per la prima volta nel cervello le alterazioni dell’autismo”
I ricercatori hanno trovato nei bambini di 6 mesi ad alto rischio un anomalo funzionamento della rete coinvolta nell’elaborazione sensoriale. Queste alterazioni sono inoltre state in grado di predire la gravità del disturbo a 24 mesi.
“Il cervello dei bambini che manifesteranno autismo mostra delle differenze già dai 6 mesi. Tali differenze si trovano nelle aree coinvolte nell’elaborazione sensoriale e non in aree deputate a funzioni cognitive superiori.”
L’importanza dello studio
Identificare precocemente l’autismo è importante per consentire una diagnosi che anticipi la manifestazione dei cambiamenti comportamentali. Ciò consentirebbe di intervenire subito per migliorare le prospettive di questi bambini. Inoltre, il fatto che i segni neurologici siano già presenti a sei mesi, elimina tra i possibili fattori causali alcuni elementi ambientali.
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