La ricerca, in Italia purtroppo poco valorizzata, può arrivare a fare cose straordinarie. Non tutti lo sanno, ma quello che poco tempo fa si poteva vedere solo nei film di fantascienza oggi è realtà: la protesi di una mano è diventata così tecnologicamente avanzata da fare percepire al soggetto che la indossa il senso del tatto. La mano, in questo caso eccezionale che è il primo al mondo, è direttamente connessa al cervello del ventottenne che, a causa di una lesione spinale, è paralizzato da più di dieci anni. Gli arti protesici controllabili col pensiero sono già in uso, ma è la prima volta che il segnale parte dall’esterno, dall’ambiente, per arrivare ad essere percepito dal cervello. Per ottenere questo, parte del lavoro è stata dedicata all’inserimento di una serie di elettrodi proprio nell’area sensoriale della corteccia cerebrale.
Per Justin Sanchez, manager del programma della DARPA, si tratta del fondamentale anello di congiunzione che mancava per completare il circuto: “senza il feedback che torna al cervello sarebbe difficile raggiungere un tale livello di controllo dell’arto che renda possibile effettuare movimenti precisi”.
Collegando direttamente la mano robotica al cervello si ha così una funzionalità vicina a quella naturale.
I primi test che sono stati condotti hanno visto il paziente bendato e gli sperimentatori toccare una ad una le dita della mano protesica: il paziente è stato in grado di dire, con il 100% di accuratezza, quale fosse il dito toccato, riportando anche che la sensazione provata era come se fosse sulla sua mano “umana”.
Oltre a questa spettacolare innovazione neurotecnologica, il laboratorio sta lavorando ad altri progetti tra cui RAM (restoring active memory) che verosimilmente potrà aiutare i pazienti con disturbi di memoria conseguenti a Trauma Cranico.
Forte, eh?