HomeRubricheIntroduzione alla NeuropsicologiaIn cosa consiste la valutazione neuropsicologica?

In cosa consiste la valutazione neuropsicologica?

uomo al computer
La valutazione neuropsicologica non consiste nella mera esecuzione di test cognitivi, come erroneamente qualche inesperto può pensare, ma comprende una serie di passaggi
  1. Raccolta dei dati anamnestici
  2. Colloquio con il paziente
  3. Somministrazione dei test cognitivi
  4. Colloquio coi familiari

L’anamnesi

L’anamnesi consiste nel ricostruire la storia clinica del paziente e nell’acquisizione di informazioni rilevanti per inquadrare al meglio il problema del paziente, orientando il tipo e la modalità di esecuzione dell’esame neuropsicologico. In particolare, lo psicologo indagherà i seguenti aspetti:

  • il motivo per cui il paziente è giunto alla valutazione (se è stato inviato dal medico per un chiarimento diagnostico, se ci sono dei motivi legali o se il paziente è stato condotto dai familiari che hanno notato dei disturbi);
  • in che modo il disturbo si è evoluto. Nel caso di disturbi cognitivi esorditi improvvisamente, si pensa ad un evento acuto, ad esempio ictale, mentre se non si è in grado di definire un momento di esordio preciso e i disturbi peggiorano col tempo, ci si indirizza verso una patologia neurodegenerativa.
  • la personalità premorbosa del paziente riferendosi alle attività che svolgeva ma anche al suo carattere prima dell’esordio della patologia, in modo da capire se i deficit hanno modificato in modo rilevante la sua vita, ma anche per avere ulteriori informazioni che possano guidare nell’iter diagnostico. Se ad esempio, il paziente era una persona educata e riservata ed ora si mostra disinibita e inopportuna, si può pensare ad una patologia di tipo frontale;
  • la storia medica dei familiari, per capire se c’è una familiarità per alcune patologie;
  • l’impatto che i disturbi hanno sulla vita quotidiana del paziente,  per capire se hanno inciso sull’autonomia della persona, ad esempio nell’ambito lavorativo o scolastico.

Il colloquio con il paziente

Il colloquio con il paziente consiste in una breve conversazione in cui l’esaminatore avrà modo di fare un’osservazione degli aspetti qualitativi che non emergono dai test formali ma che sono di fondamentale importanza, come ad esempio la consapevolezza della malattia e l’ eloquio (se ha scarsa iniziativa comunicativa, se da risposte pertinenti, se comprende ciò che gli diciamo, se rispetta i turni ecc.).

Il colloquio è essenziale perché permette l’instaurarsi della prima relazione con il paziente e lo predispone alla successiva somministrazione dei test.

La valutazione formale

La valutazione formale consiste nella somministrazione di test neuropsicologici con lo scopo di indagare le abilità cognitive (l’orientamento spazio-temporale, il linguaggio, l’attenzione, la memoria, la cognizione spaziale, la capacità di inibizione, di programmare un’azione, ecc.) e stabilire se queste risultano adeguate per l’età ed il grado di istruzione del paziente, oppure se sono presenti alcune prestazioni al di sotto della norma.
Dopo la prima visita, l’esaminatore può eventualmente richiederne una seconda per approfondire alcuni aspetti emersi dalla prima valutazione e redigerà una relazione, nella quale verranno messe in evidenza le eventuali aree deficitarie e si conclude con un’ipotesi diagnostica.

La restituzione

Infine viene effettuata la restituzione ai familiari e al paziente, in cui si spiegano i risultati emersi e si chiariscono le conseguenze che i disturbi possono avere sulla vita quotidiana, fornendo anche delle previsioni circa l’eventuale peggioramento o miglioramento e, laddove necessario, viene prospettato un intervento di riabilitazione cognitiva.

Perché è necessario che venga svolta da un professionista con una formazione specifica in Neuropsicologia?

Erroneamente si potrebbe pensare che basti calcolare i punteggi dei test somministrati per individuare il deficit corrispondente. In realtà, per interpretare nel modo corretto i risultati emersi dalla valutazione, il professionista deve avere una conoscenza approfondita dell’organizzazione funzionale e neurale dell’architettura cognitiva e deve sapere integrare i dati emersi dai test con quelli dell’osservazione qualitativa e con le informazioni ottenute dall’anamnesi e dal colloquio coi familiari.
È questo che differenzia un buon clinico da una professionista non esperto, il cogliere le sfumature e le informazioni che solo un’attenta osservazione del paziente può dare.
Lo psicologo formato in Neuropsicologia sa utilizzare la sintesi redatta per formulare delle ipotesi diagnostiche ed eventualmente mettere a punto un programma di neuro-riabilitazione individualizzato e basato su teorie e metodi risultanti dai più recenti studi scientifici.
Francesca Pisacreta, psicologa
Scritto da

Francesca Pisacreta è una psicologa che ha dedicato il suo percorso formativo e professionale allo studio delle Neuroscienze e della Neuropsicologia Clinica. Si occupa della valutazione e riabilitazione dei disturbi cognitivi conseguenti a lesioni cerebrali, demenze o altre patologie neurologiche. Svolge la sua attività nella provincia di Avellino e si rivolge ad adulti, anziani e bambini.